| Questo libro, scritto da Giovanni Verga è oramai divenuto una dei classici più importanti della letteratura italiana. Come sappiamo, a quel tempo (l'anno di pubblicazione è stato il 1880) si era diffuso il movimento culturale e filosofico del "Verismo", ossia quello di rappresentare sempre, in qualsiasi occasione, la dura realtà di un tempo. In questo libro tutto ciò è messo ben in evidenza. Si racconta di un Ragazzo, chiamato appunto Rosso Malpelo a causa del colore dei capelli, che era giudicato in maniera pessima da tutti solo per questo particolare che, all'occhio di tutti, lo ritenevano un "diverso". Lavorava in una cava dove precedentemente era morto il padre travolto dalla terra stessa. Era presente quando ciò successe, e Rosso cercò in tutti i modi di aiutarlo, ma era solo, nessuno dei minatori presenti gli dava una mano, e così perse purtroppo suo padre. Fu quanto accaduto che spronò Malpelo a lavorare in una maniera sempre più intensa in quella cava. Un giorno conobbe un ragazzo, definito "Ranocchio" a causa del suo strano modo di camminare, e si legò subito a lui, e lo protesse bastonandolo e picchiandolo giorno dopo giorno; per lui questo era "affetto": era abituato a ricevere questi trattamenti dalla sua famiglia che non lo considerava neppure. Scavando e scavando un giorno ritrovò il cadavere del padre, e gli riaffiorarono in mente tutti quei ricordi pieni di terrore e di angoscia. Ad un certo punto notò che Ranocchio, il suo unico vero amico non fece più ritorno alla cava, e sentì dire che era morto da alcuni minatori. La sua unica speranza di vita era nuovamente svanita, e si rimboccò le maniche e fece di tutto per lavorare di più, finché, un giorno, cercando una via sotterranea sempre dentro quella miniera si perse, e fece la fine del padre.
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